Hai sempre lavorato part time? Ecco come si calcola davvero la tua pensione futura

Lavorare sempre con un contratto part time ha un impatto diretto sulla futura pensione, sia per quanto riguarda l’importo finale dell’assegno, sia per i meccanismi di calcolo contributivo e retributivo adottati in Italia. Il lavoro part time, rispetto a quello a tempo pieno, comporta una retribuzione e quindi una contribuzione più bassa, con conseguenze importanti sul montante accumulato durante la carriera lavorativa.

Come viene calcolata la pensione per il part time

Il calcolo della pensione per chi lavora part time si basa, nella maggior parte dei casi, sul sistema contributivo. Secondo questo sistema, l’assegno pensionistico finale è determinato dalla moltiplicazione del cosiddetto montante contributivo – cioè la somma dei contributi versati nel corso della vita lavorativa – per il coefficiente di trasformazione appropriato all’età di pensionamento.

Chi presta servizio part time versa contributi pari al 33% della retribuzione lorda, proprio come i lavoratori a tempo pieno. Tuttavia, dato che lo stipendio effettivamente percepito è inferiore, anche i contributi accumulati risultano più bassi. Ad esempio, maturando un guadagno annuale dimezzato rispetto a un pari livello full time, si accumula anche un montante inferiore, a parità di anni di lavoro.

Un aspetto importante riguarda il requisito contributivo per la pensione di vecchiaia: un anno lavorato part time, purché siano versati almeno i contributi minimi settimanali, vale quanto un anno a tempo pieno ai fini del diritto alla pensione, anche se non nell’importo finale. In particolare, per accreditare 52 settimane di contributi in un anno, occorre superare un minimale settimanale retributivo, fissato ogni anno (per il 2024 pari a circa 239,44 euro a settimana).

Part time orizzontale e verticale: differenze per la pensione

La disciplina distingue tra part time orizzontale (riduzione delle ore lavorate ogni giorno) e part time verticale (lavoro a tempo pieno solo in determinati giorni o periodi). Nel caso dell’orizzontale, il conteggio delle settimane utili ai fini pensionistici segue la proporzione tra le ore svolte e un tempo pieno: ad esempio, 20 ore su 40 a settimana equivalgono a metà delle settimane piene, dunque in un anno si maturano solo 26 settimane utili se non si raggiunge il minimun contributivo. Nel verticale, invece, si accredita solo per i periodi di effettivo lavoro; i periodi non coperti possono essere riscattati volontariamente, a pagamento, dal lavoratore.

Fondamentale è il rispetto del minimale contributivo: se il reddito annuo non consente di coprire tutte le settimane dell’anno con contributi, si verifica un’accumulazione rallentata degli anni necessari per la pensione, e quindi si dovrà lavorare più a lungo solo per raggiungere i requisiti minimi di accesso. Nel settore pubblico, invece, anche gli anni di part time vengono considerati per intero ai fini del diritto pensionistico, senza le penalizzazioni tipiche del settore privato.

Impatto sul montante e importo della pensione

Il principale effetto del part time si riscontra sull’importo dell’assegno pensionistico. Considerando il sistema contributivo, lavorare sempre part time determina un montante contributivo sensibilmente più basso rispetto a un lavoratore che ha prestato sempre servizio a tempo pieno, anche a parità di anni di lavoro. L’esempio pratico mostra che, se il montante del lavoratore full time è 198.000 euro, quello del part time può essere anche la metà (99.000 euro). Applicando il coefficiente di trasformazione, l’assegno di pensione annuale risultante sarà pari alla metà, nonostante gli stessi anni di contributi versati.

Per i lavoratori che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995, tutta la pensione è calcolata con il sistema contributivo puro. Chi invece ha maturato contributi anche prima di questa data può avere parte dell’assegno calcolato con il sistema retributivo (sistema retributivo), che tiene conto della retribuzione degli ultimi anni e non solo dei contributi versati: in questo caso, la penalizzazione del part time può essere meno forte, soprattutto se si è svolto lavoro part time solo alla fine della carriera lavorativa.

Altri fattori rilevanti e strategie di tutela

Le regole stabiliscono alcune tutele per evitare che il lavoro part time penalizzi il diritto alla pensione. Nei casi in cui la contribuzione annua non sia sufficiente a raggiungere 52 settimane, è possibile colmare i vuoti contributivi attraverso il riscatto (pagando i contributi mancanti), molto utilizzato nei contratti di part time verticale. Chi svolge un lavoro part time può inoltre valutare formule integrative di previdenza (fondi pensione complementari) per proteggere il proprio futuro e mantenere un adeguato tenore di vita al pensionamento.

Il minimale settimanale richiesto per l’accredito di un anno intero di contributi corrisponde a una percentuale del trattamento minimo di pensione in vigore: per il 2024 è il 40% del trattamento minimo (pari a circa 239 euro settimanali), e tale valore viene aggiornato annualmente. Se il salario percepito non copre queste soglie, le settimane utili per la pensione si riducono proporzionalmente: ad esempio, con un reddito annuo da 10.000 euro, si potranno maturare solo 44 settimane riconosciute su 52.

  • Non lavorare a tempo pieno non implica automaticamente un innalzamento dell’età pensionabile, ma può allungare il tempo necessario a maturare gli anni di contributi richiesti.
  • Il diritto alla pensione si mantiene con il part time, anche se l’importo sarà inferiore.
  • Attenzione alle regole specifiche della pubblica amministrazione, dove gli anni ad orario ridotto contano sempre per intero ai fini contributivi.
  • Analizzare periodicamente la propria posizione contributiva tramite l’estratto conto INPS è fondamentale per programmare il proprio futuro previdenziale.

In conclusione, il calcolo vero della pensione futura per chi ha lavorato sempre part time dipende da retribuzione percepita, contributi versati, tipo di part time e regime applicato (contributivo o retributivo). È importante prestare attenzione ai minimi requisiti di versamento contributivo e valutare strategie integrative dove necessario per non ritrovarsi con un assegno pensionistico insufficiente rispetto ai propri bisogni.

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