Partecipare a un quiz televisivo, sia esso un game show di successo nazionale o una trasmissione basata su viaggi e avventure in giro per il mondo, suscita spesso curiosità non solo per la dinamica del gioco, ma soprattutto per quello che accade “dietro le quinte”. Una delle domande più frequenti riguarda proprio le spese di viaggio e alloggio dei concorrenti: chi le paga veramente? Si tratta di una questione non sempre trasparente, alimentata da racconti aneddotici, informazioni non ufficiali e, a volte, da una certa reticenza delle produzioni televisive. Eppure, esistono risposte precise, che variano però in base al tipo di quiz e al profilo dei partecipanti.
Come funziona nei quiz classici: tutto a carico della produzione?
Nei quiz storici della televisione italiana, come Affari Tuoi, le spese di viaggio, vitto e alloggio per i concorrenti sono generalmente coperte dalla produzione. Questa prassi nasce dalla necessità di selezionare concorrenti da tutte le regioni d’Italia, spesso lontani dalla sede di registrazione – in questo caso Roma – e di ospitarli anche per diversi giorni consecutivi. Alcuni concorrenti, infatti, restano in studio non solo per la puntata in cui giocano attivamente, ma anche come “pacchisti” in rappresentanza della propria regione, aspettando il loro turno per diventare protagonisti del gioco.
Durante questa permanenza, la produzione si fa carico di tutte le spese essenziali: i partecipanti vengono ospitati gratuitamente in alberghi, ricevono pasti e spesso sono accompagnati negli spostamenti tra hotel e studi televisivi, riducendo così al minimo le spese personali. Esiste anche un piccolo compenso, che – come avviene per le vincite – viene corrisposto tramite gettoni d’oro, la tipica modalità di pagamento dei quiz televisivi italiani. L’importo, che nei casi più comuni si aggira intorno ai 50 euro a puntata per i pacchisti, è soggetto poi a detrazioni e non si traduce mai in una cifra particolarmente elevata per la semplice presenza in studio, ma rappresenta comunque un riconoscimento.
Questa organizzazione assicura che nessuno debba rinunciare per motivi economici alla partecipazione o che affronti costi imprevisti nel caso in cui la sua permanenza si protragga più a lungo del previsto.
I reality di viaggio e i game show “on the road”
Se i quiz tradizionali seguono una linea chiara e consolidata, le regole cambiano sensibilmente nei reality di viaggio e nei format dove l’avventura e gli spostamenti continui sono parte integrante del gioco. Trasmissioni come “Pechino Express” vedono coppie di concorrenti – spesso vip, ma non solo – impegnate in percorsi che attraversano diversi paesi, affrontando sfide logistiche e vivendo situazioni spesso estreme. In questo scenario, la trasparenza sulle spese è meno assoluta: la produzione copre tutti i costi essenziali di viaggio, trasferimenti e pernottamenti, fornendo supporto logistico e organizzativo, ma i dettagli sugli importi o sulle modalità rimangono poco divulgati.
Non mancano comunque i cachet, che però variano in modo significativo in base a notorietà del personaggio, durata della permanenza e tappe raggiunte. Nei reality, infatti, il compenso può essere anche più consistente rispetto ai quiz in studio, ma viene spesso integrato da montepremi finali in denaro o in gettoni d’oro, una modalità particolarmente usata nei format italiani.
Le spese vive degli spostamenti e del vitto non sono mai a carico dei concorrenti, che possono dunque concentrarsi sulla competizione senza doversi preoccupare del proprio portafoglio; tuttavia, la ripartizione dei premi e dei compensi è spesso oggetto di contratti specifici e soggetta a policy interne di ogni singola trasmissione.
Vitto, alloggio e trasporti: il “pacchetto” del concorrente
Nei quiz come Affari Tuoi, oltre alla copertura del viaggio di andata e ritorno e dei trasferimenti tra le diverse sedi, i concorrenti sono ospitati in hotel selezionati dalla produzione, spesso dislocati in prossimità degli studi televisivi. Il trattamento offerto è, in linea di massima, di buon livello: camere doppie o singole a seconda delle esigenze, pasti inclusi, e convenzioni con servizi di accompagnamento tra la struttura ricettiva e la sede di registrazione. Questo sistema, ormai rodato, permette al concorrente di non doversi preoccupare di null’altro che della propria esperienza di gioco.
Va ricordato che la permanenza può allungarsi in base alla programmazione delle registrazioni e alle esigenze televisive. In alcuni casi, è la produzione stessa a decidere di prolungare il soggiorno di alcuni concorrenti, pur mantenendo la completa gratuità dell’alloggio e degli altri benefit previsti.
Le differenze tra produzioni pubbliche e private
La copertura delle spese può variare, seppur di poco, tra produzioni Rai e quelle di reti private: storicamente, la Rai si è sempre distinta per un rigido controllo dei costi e per procedure interne molto chiare, anche in virtù della sua natura di servizio pubblico. Le produzioni private, invece, possono prevedere trattamenti diversi, specialmente nei programmi a basso budget o nella fascia dei quiz minori, in cui le condizioni vengono negoziate di volta in volta nei contratti individuali con i concorrenti.
Per quanto riguarda i game show di prime time e i reality di successo, però, lo standard resta invariato: nessuna spesa viene richiesta al concorrente, che ha così la certezza di poter vivere l’esperienza televisiva senza incappare in pagamenti inattesi.
Il “lato oscuro” delle vincite: detrazioni, gettoni d’oro e imposte
Nel racconto del dietro le quinte dei quiz televisivi italiani non può mancare un accenno al tema delle vincite. Anche qui regnano spesso false convinzioni e poca chiarezza. I premi vengono nella quasi totalità dei casi erogati tramite i cosiddetti gettoni d’oro, che rappresentano un sistema ormai consueto e accettato sia dalla legge che dagli addetti ai lavori. Il concorrente, dunque, non riscuote direttamente una somma in denaro, ma riceve un importo equivalente in gettoni d’oro che deve poi monetizzare attraverso operatori specializzati.
Tuttavia, sull’importo pubblicizzato in trasmissione si applicano alcune detrazioni, spesso significative:
- IVA al 22% sull’intero valore del premio;
- Ritenuta di imposta del 20%, calcolata sull’importo già al netto dell’IVA;
- Eventuali spese di commissione per la conversione dei gettoni in moneta corrente.
Il risultato è che il valore effettivo incassato dal concorrente si riduce notevolmente rispetto alla cifra annunciata durante il programma. Questo aspetto, poco noto al grande pubblico, può sorprendere i vincitori e ridimensionare talvolta l’entusiasmo per la vittoria finale.
Per ulteriori dettagli sulle modalità di pagamento dei premi e la fiscalità relativa ai giochi a premi, è possibile consultare anche la voce su gettoni d’oro di Wikipedia, che illustra il funzionamento di questo meccanismo premiativo molto diffuso.
Conclusioni: tra trasparenza e strategia televisiva
Il mistero sulle spese di viaggio e alloggio nei quiz televisivi, quindi, si dissolve in gran parte all’analisi dei fatti: per i partecipanti a game show storici e reality di viaggio di grande respiro, tutto è coperto dalla produzione, che offre vitto, trasporto e soggiorno senza alcun costo per il concorrente. Resta un dovere contrattuale della produzione offrire queste garanzie, a tutela sia dei partecipanti sia della bontà dello spettacolo stesso. In cambio, i concorrenti cedono parzialmente i diritti sull’utilizzo della loro immagine e, talvolta, firmano restrizioni sulle dichiarazioni post-programma riguardanti i dettagli organizzativi.
L’esperienza in tv resta, dunque, non solo libera da esborsi economici, ma anche piuttosto regolamentata. Ogni dettaglio, dal più piccolo rimborso alla grande vincita finale, viene trattenuto tra le maglie di contratti che tutelano entrambe le parti, lasciando alle telecamere e al pubblico solo lo spettacolo, lontano da qualsiasi preoccupazione finanziaria per chi siede davanti al grande pubblico italiano.
Alla luce di queste informazioni, il vero “mistero” sta forse nella discrezione con cui tali pratiche vengono gestite: la scelta della trasparenza spetta ancora, in definitiva, alla produzione, ma il quadro normativo e operativo è ormai consolidato e decisamente favorevole a chi sogna di vivere, almeno per una volta, la magia della tv.