Crollo della sterlina: ecco le cause nascoste che stanno facendo precipitare la valuta inglese

Il valore della sterlina britannica ha subito una caduta senza precedenti negli ultimi mesi, segnando livelli che non si vedevano da oltre quarant’anni. Questa dinamica preoccupa non solo gli investitori ma anche famiglie e imprese, che si vedono costretti a fronteggiare un aumento sostanziale del costo della vita e una forte perdita di potere d’acquisto. Spesso si tende a individuare cause immediate e visibili, come l’instabilità politica o politiche fiscali discutibili, ma dietro la discesa della valuta vi sono fattori nascosti e concatenazioni di eventi che vale la pena analizzare in modo approfondito.

L’azione combinata di politica monetaria e fiscale

Uno degli elementi chiave che ha determinato il recente crollo della sterlina è il disallineamento tra le decisioni della Bank of England e le manovre del governo britannico. Per contrastare una inflazione che ha raggiunto livelli superiori al 10%, la banca centrale è intervenuta con drastici aumenti dei tassi d’interesse al fine di raffreddare i consumi e contenere il rialzo dei prezzi. Questo intervento avrebbe, in condizioni normali, rafforzato la valuta rendendo la sterlina più appetibile agli investitori grazie a rendimenti superiori rispetto ad altre aree valutarie.

Tuttavia, in parallelo, il governo di Londra ha optato per una manovra fiscale estremamente espansiva, basata sull’aumento del debito pubblico piuttosto che su tagli di spesa o rialzi delle tasse. Questa scelta rischia di annullare gli sforzi della banca centrale: l’iniezione di nuova moneta nell’economia tramite maggiore spesa pubblica produce un effetto inflazionistico opposto a quello della stretta monetaria, generando una perdita di fiducia nei mercati sulla sostenibilità a lungo termine del welfare britannico e sulla solidità dei conti pubblici.

La crisi di fiducia internazionale e la fuga degli investitori

Al cuore della perdita di valore della sterlina troviamo un drammatico calo della fiducia da parte degli investitori internazionali nei confronti dell’economia britannica. La volatilità indotta dall’incertezza politica, specialmente durante la gestione degli ultimi governi, ha contribuito ad alimentare questo fenomeno. Nel Regno Unito, l’altalenanza delle misure per la gestione della pandemia, la mancanza di una chiara direzione economica e le improvvise modifiche agli indirizzi fiscali hanno instillato un clima di instabilità che spinge i capitali verso lidi più sicuri.

Inoltre, la debolezza della sterlina è in parte riconducibile alla fuga dai titoli di Stato britannici (Gilt): l’aumento dei rendimenti, se da un lato segnala tentativi di attrarre investimenti, dall’altro riflette il nervosismo dei mercati su un possibile rischio di default o una crescita eccessiva del costo del debito stesso. Ciò porta a una spirale pericolosa: più il paese si indebita per fronteggiare difficoltà economiche, più gli investitori chiedono un rischio maggiore per prestare denaro e, dunque, la valuta perde valore.

Effetti delle politiche internazionali e dinamiche di mercato

Non va sottovalutato l’effetto delle turbolenze internazionali sui flussi valutari. Nel 2025, in parallelo al crollo delle borse mondiali causato dalle nuove ondate protezionistiche provenienti dagli Stati Uniti, sono aumentate le pressioni sulle valute considerate più vulnerabili. Le politiche tariffarie aggressive varate dagli USA, così come i timori di una recessione globale, hanno innescato movimenti di capitale che hanno favorito valute come il dollaro statunitense a discapito della sterlina e di altre valute europee.

Anche il contesto delle materie prime ha pesato molto. Il Regno Unito è tradizionalmente un importatore netto di materie prime. Il boom dei prezzi energetici ha fatto lievitare la bolletta delle importazioni, peggiorando la bilancia commerciale e innescando ulteriori vendite sulla sterlina. Una valuta debole comporta un aumento dei prezzi per tutti i beni e servizi acquistati dall’estero, inclusi alimentari, carburanti e semilavorati, con un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini.

Altri fattori strutturali e instabilità persistente

L’analisi degli ultimi anni evidenzia come il Brexit abbia lasciato strascichi profondi nell’economia britannica, accentuando vulnerabilità preesistenti. La perdita di accesso facilitato al mercato unico europeo ha indebolito la competitività delle imprese britanniche, riducendo sia gli investimenti esteri diretti sia la domanda per la sterlina. Contestualmente, la dipendenza dall’import è cresciuta, rendendo la valuta più soggetta a shock esterni e alle oscillazioni dei listini internazionali dei beni primari.

Un ulteriore elemento destabilizzante è rappresentato dalla crescita modesta del PIL britannico, spesso inferiore a quella delle principali economie avanzate: l’assenza di segnali di ripresa robusta, unita a tassi di disoccupazione in lieve aumento e stagnazione dei salari reali, deprime la fiducia tanto dei consumatori quanto degli investitori, stringendo un circolo vizioso di deprezzamento valutario e difficoltà economica.

Da non trascurare anche il fenomeno noto come bond vigilantes, ovvero quella categoria di investitori istituzionali che, percependo rischi crescenti nell’acquisto dei titoli di uno Stato, si spostano su asset percepiti come più sicuri, forzando un innalzamento dei rendimenti e accentuando ulteriormente la fuga dalla valuta locale. Questo meccanismo si è innescato in modo particolarmente marcato con la Gran Bretagna e ha generato effetti tangibili e rapidi sui mercati finanziari internazionali.

Infine, la psicologia dei mercati, spesso guidata da aspettative e reazioni a breve termine piuttosto che da valutazioni razionali di lungo periodo, gioca un ruolo significativo: il semplice sospetto che il Regno Unito possa trovarsi in difficoltà nel rifinanziare il proprio debito o garantire la competitività futura è sufficiente a scatenare massicce vendite di sterline sui mercati globali.

In sintesi, il crollo della sterlina è il risultato di un insieme di fattori visibili e nascosti – politiche discordanti, shock economici internazionali, fragilità strutturali e crisi di fiducia – che agiscono in modo sinergico, trascinando la valuta verso nuovi minimi storici. Solo un riequilibrio delle politiche fiscali e monetarie, una maggiore chiarezza strategica e un contesto globale più stabile potranno, verosimilmente, riportare la sterlina su un sentiero di recupero.

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