Ecco quanti soldi ha davvero sul conto corrente una persona normale (e quanto dovresti avere tu)

Nel 2025, secondo i dati più recenti, il saldo medio effettivo presente sul conto corrente degli italiani è di poco inferiore a 12.500 euro. Questa cifra rappresenta il riferimento reale per oltre il 70% dei conti correnti del paese, delineando uno scenario dove la maggior parte delle persone si trova attorno a questa soglia di liquidità. Solamente una piccola percentuale, circa il 7%, possiede saldi significativamente superiori, evidenziando una forte polarizzazione tra chi ha accesso a maggiori mezzi finanziari e la platea più ampia di cittadini che preferisce mantenere riserve più contenute all’interno dei propri rapporti bancari.

Le ragioni di una soglia così diffusa

La scelta di mantenere una cifra relativamente modesta sul conto corrente deriva da un mix di valutazioni pratiche e imposizioni fiscali. In Italia, infatti, le persone fisiche che superano una giacenza media annua di 5.000 euro sono soggette all’imposta di bollo annuale pari a 34,20 euro. Questo meccanismo fiscale ha portato molti risparmiatori a moderare gli importi mantenuti sui conti o a distribuirli su più rapporti bancari, così da limitare il carico fiscale diretto su ogni singolo conto.

Un altro fattore rilevante è la riluttanza a lasciare grandi somme ferme senza metterle a frutto: l’inflazione erode lentamente il potere d’acquisto della liquidità non investita. Molti preferiscono lasciare sul conto solo quanto strettamente necessario per le esigenze a breve termine, allocando eventuali eccedenze verso strumenti di risparmio o investimento, che possano offrire maggiori rendimenti o protezione dall’aumento dei prezzi.

Quanto dovresti avere tu sul conto corrente?

Non esiste una risposta universale alla domanda su quale sia la somma “giusta” da tenere sul conto, ma è possibile individuare alcune linee guida condivise dagli esperti di gestione finanziaria. La cifra ideale dipende da una serie di fattori soggettivi, tra cui:

  • Spese mensili: È fondamentale calcolare le proprie uscite fisse e variabili (bollette, affitto o mutuo, spesa, trasporti, assicurazioni…); il conto corrente deve coprire almeno queste somme con un margine di sicurezza.
  • Fondo di emergenza: Gli esperti suggeriscono di mantenere una riserva di liquidità sufficiente a coprire almeno tre-cinque mesi di spese essenziali. Questa “rete di sicurezza” consente di affrontare imprevisti come guasti improvvisi, spese mediche, perdita del lavoro o urgenze familiari senza dover liquidare investimenti o ricorrere a prestiti onerosi.
  • Stabilità e prevedibilità del reddito: Chi ha un lavoro stabile e sicuro può permettersi di lasciare meno fondi sul conto rispetto a chi, vivendo di redditi irregolari, necessita di una maggiore liquidità immediatamente disponibile.
  • Altri obiettivi finanziari: L’accumulo per finalità specifiche (acquisto casa, viaggi, spese scolastiche per i figli) può temporaneamente far crescere il saldo desiderato sul conto in vista dell’utilizzo programmato.
  • Propensione al rischio: Le persone orientate alla prudenza tendono a mantenere un cuscinetto più grande; i più predisposti all’investimento preferiscono trasferire l’eccesso verso strumenti più redditizi.
  • Accessibilità a fonti di credito alternative: Chi può contare agevolmente su fidi, carte di credito capienti o il supporto familiare può limitare la giacenza rispetto a chi non dispone di tali opportunità di finanziamento.

La scelta ottimale è quindi soggettiva, ma si può ragionevolmente sostenere che chi mantiene sul proprio conto una cifra sufficiente per affrontare le spese ordinarie e un fondo emergenze proporzionato alla propria situazione si trova in una posizione di sicurezza e serenità finanziaria.

I rischi di una liquidità eccessiva

Tenere troppe risorse inattive sul conto corrente, pur trasmettendo un rassicurante senso di controllo, comporta alcuni svantaggi importanti. Il primo è la perdita di valore dovuta all’inflazione: anche con tassi bassi, il potere d’acquisto dei soldi fermi si deprezza col passare degli anni.

Dal punto di vista della sostenibilità patrimoniale, la liquidità eccessiva esposta esclusivamente al rischio bancario (per esempio in caso di fallimento, anche se parzialmente protetta dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) e priva di alcuna valorizzazione può essere l’anello debole della strategia finanziaria personale.

Alcune banche, inoltre, impongono ulteriori costi di gestione o commissioni sulle giacenze elevate: si aggiungono così spese “nascoste” che riducono ulteriormente la convenienza di tenere grandi somme a riposo.

Infine, la psiche gioca un ruolo: più alto è il saldo, più si è inclini a spese voluttuarie o non programmate, allentando la disciplina finanziaria che diversamente si manterrebbe destinando gli eccessi ad altre forme di investimento.

Le fasce di saldo nel 2025

  • Sotto 1.000 euro: Situazione potenzialmente a rischio liquidità, riservata a giovani o neo-titolari, oppure a chi vive con margini molto ridotti. Si consiglia attenzione e prontezza nell’accumulare un fondo emergenze.
  • Tra 1.000 e 5.000 euro: È la fascia più popolata da chi alterna entrate e uscite mensili senza riuscire ad accumulare riserve consistenti ma mantenendo la sufficienza per la gestione quotidiana.
  • Tra 5.000 e 12.500 euro: In questo range si attesta la vera media nazionale. Comprende una solida fetta di lavoratori dipendenti, piccoli imprenditori e famiglie senza particolari spese straordinarie previste.
  • Oltre 12.500 euro: Qui si collocano pensionati con buon tenore di vita, nuclei familiari avviati, liberi professionisti e chi programma spese importanti a breve termine. È la fascia “alta”, ma comunque rappresenta solo una minoranza.

Va sottolineato che questi valori si riferiscono alla situazione italiana aggiornata al 2025, soggetta a evoluzioni in base a fattori macroeconomici, dinamiche salariali e politiche fiscali in continuo mutamento.

In definitiva, quello che emerge dal quadro attuale è che la persona normale oggi mantiene una disponibilità media intorno ai 12.500 euro, ma la vera “giusta misura” dipende sempre dalla combinazione di esigenze, abitudini, capacità reddituali e obiettivi individuali. La regola d’oro rimane pianificare con attenzione sia le spese che gli investimenti, mantenendo un rapporto equilibrato tra riserva di liquidità e valorizzazione del patrimonio complessivo.

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